pag.1

A mio padre

dolce e silenziosa presenza

al mio fianco e dentro di me.

A tutto l' esistente

che mi convinca d' esistere.

A coloro che,  leggendomi

diranno:

" Ma questo qui, chi si crede di essere? ".

A me stesso

e infine

a quella santa donna che mi ha scelto

perchè possa non essersene pentita!

                                                                    23-12-2009

 

 

pag.2

 

Questa mattina mi sono alzato presto dopo aver dormito e sognato. Sono andato al bar per una colazione usuale senza infamia e senza lode.

Mi sono poi diretto dove la mia auto si era spenta il giorno prima e lì posteggiata col triangolo dietro. Mentre avanzavo fra le poche persone imbacuccate e incerte sulla recente neve mi si para davanti S. Maria delle Grazie e un sole pallido ma ben definito e lì in quel preciso momento, mi son sentito quasi contento di quello che mi stava succedendo e ho provato il desiderio di iniziare a scrivere con calma i pensieri nuovi e recuperare i pensieri già fatti in passato, per assemblarli, reinterpretarli, stravolgerli e comporli, fino ad una stesura progressiva nelle pagine del mio sito e fino a che ne avessi avuto voglia e possibilità.

Guardavo i volti di chi mi passava vicino e intanto li confrontavo a quello che pensavo di me, della mia vita, della mia età, delle persone che ho vicino a me a casa e che frequento nel lavoro e nelle disparate occasioni della giornata. Pensavo, pensavo e camminavo, guardavo, guardavo e riflettevo, combinavo, modificavo, smontavo e rimontavo, in poche parole definivo la mia più recente coscienza e poi valutavo.

Ritenendo di aver usato la mente, l' esperienza, la intuizione e lo studio come attività consuete della mia esistenza, il fatto che ora mi senta stanco, confuso, spesso demotivato e raramente convinto e soddisfatto, io l' attribuisco più al mondo esterno che a me stesso, ma forse sbaglio, forse è meglio che non giudichi, ma rifletta e basta e mi formuli delle risposte, incomplete, ma altrettanto convincenti per poter sentirmi meglio.

Stop! Incomincio come al solito ad incartarmi per difficoltà a gestire e organizzare la massa di sensazioni e pensate contemporanee e dissonanti....

A questo punto, metto una descrizione di me uscita dalla felice penna di Vittorio, un amico, che sa scrutarmi anche con più precisione di quanto faccia io stesso:

 

Semplicemente... Mario
 una cara persona,

sole ridente dietro le nuvole
si  puo' solo amare
un gattone che ama le coccole

una monade chiusa
scorza invalicabile di un mondo inesplorato...
inesplorabile...
ogni tanto lascia aperta una finestra
ed allora....
allora ascolti e vedi la parte piu' bella di lui...
il suo cuore pentagrammato

luci sfavillanti che accarezzano
fluidi arpeggi ricchi di note ordinate
qualche volta capricciose...

un collega, un amico, un fanciullo
una bella persona

Semplicemente...Mario

 

 

pag.3

 

               Nella scelta di cosa parlare, chissà com' è, mi viene in mente di parlare della morte...che bell' argomento! Se riesco a dire cose intelligenti sulla morte, cavolo che prova di efficacia e serietà potrei mostrare, ma lo so già che quello che mi viene da dire oscilla tra il risaputo, il banale, lo stralunato e magari l' errato, ma penso ancora che ciò che partorisce la testa di una persona, se è sincero e ben armonizzato, può avere un suo valore intrinseco. Ricordo a tal proposito le canzoni di Fabrizio de Andrè, che ho quasi tutte seguite quando le ha create e cantate e ora risentendole, sento che non sono invecchiate per niente anzi sono usabili per nuove situazioni e descrivono ancora bene, così bene, i sentimenti d' oggi: da cui il valore poetico dell' uomo Fabrizio e delle sue creature letterarie e musicali!

Oggi i giovani hanno nei modelli televisivi, il paradigma di cosa essere, come vestire, come comportarsi, un po' come il matto della canzone che sognava i normali e li riteneva suo modello. Oggi a molti giovani confusi e demotivati, ebbri solo di modelli di momentaneo e superficiale piacere, vorrei dire di cercare più in basso, più dentro, più intorno e meno fuori, meno lontano e meno subito, ma come faccio ad essere credibile se pure io sono agitato dalla curiosità per i modelli e le proposte intorno a me, per le riuscite altrui, per gli sfarzi e i consumi più o meno tecnologici e edonistici e ammosciato dai miei frequenti e inevitabili insuccessi, smarrimenti, delusioni, insoddisfazi0ni ed errori di pensiero e d' azione all' alba dei 58 anni! Proprio non riesco a essere credibile e seguibile!

Allora, riprendiamo il tema morte, in fondo scrivere qui mi motiva, mi fa bene e mi fa rimandare quel continuo stato di sottile depressione per l' incompiutezza che mi porto dentro e che troppo spesso scopro e constato vicino a me o dietro l' angolo di un vicolo carino ma trascurato...

M o r t e ? Se si escludessero gli incidenti, le malattie da abuso e le violenze, il 40% delle dipartite dal corpo, sarebbe scongiurato. Se si potessero curare efficacemente i disturbi cronici, i danni di cattivi interventi sanitari, gli insulti dell' inquinamento dell' aria, degli alimenti, un altro 30% si salverebbe e invecchierebbe bene, se poi si potesse arrestare o attenuare il processo di senilizzazione del corpo e della mente e il potenziamento di sensibilità e cultura dell' anima sentimentale e spirituale, allora il residuo di morte sarebbe debellato per una stabile permanenza sulla terra che a questo punto apparirebbe un pianeta paradisiaco e affascinante, ma tutto ciò confina con la più ingenua e evidente UTOPIA, con buona pace di Testimoni di Geova e quant' altra aggregazione di umani sinceri e convinti, ma ahimè illusi  e frustrati dalla crudele  evidenza dei fatti quotidiani. Insomma io che ne penso della morte?

La morte è quella condizione che si manifesta quando la coscienza e la ripetitività dei fenomeni vitali scompare per un blocco di manifestazioni e un partire di dissoluzioni chimiche progressive, fino al residuato di cenere e sali minerali, gas e liquidi che si sparpagliano per l' universo conosciuto e non...aggregandosi ad altre sostanze per leggi chimiche date e ripetitivamente attivate...Sto quasi temendo un' insanità di pensiero che mi spaventa e mi fa provare la vacuità dello scritto qui sotto. N O, no, no...invece ho imboccato la pista per rafforzare la mia azione quotidiana, sapendo bene che può cessare all' improvviso o lentamente come capita a tutti gli altri in modi variabilissimi e sorprendenti, ma certo inevitabili.

Sì! L' azione, il lavoro, il produrre o creare è il solo vero antidoto all' oppressione della coscienza di morte e di inutilità che la morte porta con sè.

L' azione, lo studio, l' incontro, la fiducia, la condivisione convinta, l' amore per cose e persone, per processi mentali e meccanici o creazioni di creature e realizzazione di sogni e marchingegni, questo combatte efficacemente la dissoluzione e lo sparpagliamento disgregativo della morte.

Ritorniamo alla mia passeggiata a piedi fino dal meccanico per il problema della mia auto bloccata e inutilizzabile.

Che bello camminare sentendosi bene e scambiando sorrisi e cortesie con gli occasionali incontri per strada!

Che soddisfacente il rumore della mente che pensa e del ricordo che guida, del senso che osserva e del sentimento che esalta e riempie quella cosa chiamata anima senziente!

Che brutto invece pensare che tutto potrebbe là per là finire e essere lasciato a chi resta!

Evitare la morte, questo proposito è legato alla gioventù entusiasta ed ebbra d' esperienze esaltanti e meravigliose, alla età matura di una persona in carriera o con progetti da realizzare e affetti da curare in esclusiva, alla tarda età paga e partecipe, ad ogni età dell' uomo, ma non prescindendo dalla buona salute, dal senso sveglio e dalla ragionevolezza praticata senza sforzi e approvata dal consenso dei propri cari e degli altri, ammirati di quella bella personalità sia ella giovane, adulta, anziana o vecchia...

Se fosse davvero possibile scegliere ogni cosa della vita bella o spiacevole, ma con la certezza che tutti intorno rispettano un codice di compartecipazione sincera e continua, sicuramente il fenomeno morte diventerebbe solo il fenomeno trasformazione e evoluzione verso una sensibilità anche non corporea ma tangibilmente spirituale nello stesso nostro pianeta o in altro posto acconcio, ma collegato a chi è rimasto in vita materialmente e necessita di evolversi o ne sente il desiderio e la possibilità...

Tento, camminando e pensando, di disegnare mentalmente con coerenza un possibile scenario terreno, fatto di uomini e donne con i loro pregi e difetti, con le loro vittorie e le loro sconfitte, con il dolore e il piacere gustati per quello che sono e misurati per come li si sceglie e li si sopporta, tento, dicevo, di figurarmi il mondo terreno sincero, operativo, inventivo, tenace, progredito con la morte ridotta a fenomeno di trasformazione a volte addirittura voluta per coscienza di necessità e dolcemente sperimentata in strutture d' accoglienza solerti e quasi festose, mentre tutto d' intorno pullula e vibra una vitalità ammirata e ammirevole di persone senza frustrazioni e invidie, senza grigiori e rabbie...

Ma che sto sognando? Sto affogando in uno stagno di zucchero sciolto e appiccicoso, lontano mille miglia dalla terribile tangibilità di una esistenza lacerata, scontenta e litigiosa, dove alcuni se la godono e se la raccontano, osservati e spiati da masse di gente inutilizzata e inutile, gonfia di affanni e percezioni negative sul perchè si stia al mondo, una schiera di Fantozzi, Cyrano,  pagliacci, ammalati strani, abbandonati, poveri, barboni,Cristi crocifissi e sputazzati  con poca inclinazione alla speranza e alla ricchezza! Bene! Dopo questo sogno-incubo della morte debellata o meglio integrata, mi sento meglio, quindi è vero che scrivere o digitalizzare il pensiero, fa bene in qualche modo a sistemare le ansie, le angosce, le insoddisfazioni, le domande, le solitudini...continuerò a parlare via computer se non altro solo per questo!

 

 

pag.4

 

               Dopo le contorte affermazioni della pagina precedente direi che è bene semplificare la scrittura e parlare di un tema più naturalistico e ecologico, per cui parlerò di:

                                                                      N I N F A o meglio di quello che penso possa essere Ninfa.

Dunque, per quel che ne so, Ninfa è una piccola città medievale, rovinata dalle discordie dei Guelfi e dei Ghibellini e quindi semidistrutta così tanto da non poter risorgere più e abbandonata all' albero, alle erbe infestanti e al logorio del tempo naturale e delle intemperie...finchè, finchè qualcuno non ne ha intuito le potenzialità vitali e il tenue richiamo o lamento di sopravvivenza precomatosa e l' ha iniziata a recuperare, non ricostruendola, ma accarezzandone la peculiarità di moribondo affastellamento di archi, stradine, muri casalinghi e finestre fatiscenti, fino a integrarla i n un parco verde, esteso e armonioso di riflessi liquidi, rumori tenui e carezzevoli, ritmi stagionali rispettosi e consueti, lontano dal palpitante tran-tran antropico industrial-social-commerciale ma vicina ai bisogni dell' uomo stanco e imprigionato, tanto che è relativamente facile raggiungerla e chiedere di visitarla e di permanerci qualche ora se non qualche giorno, per ossigenare i polmoni, lucidare gli occhi, allargare agli odori le narici, rabbrividire di acqua fresca, tremare nei timpani alla sollecitazione del rumore trasmutato in suono-musica-armonia e melodia...

Io ho bisogno di arrivare là e certo ci andrò, per ora come desiderio, ma come si sa, poi come esperienza nel reale, perchè ciò che ci occorre, prima o poi lo si ottiene, a convalidare la convinzione che, quello che fa per noi, qualcuno più grande di noi ce lo concede!

Mi immagino già camminatore per i viottoli costeggianti un vibrante ruscelletto, mentre una casa incompleta, avvolta da rovi e parietarie, ma anche da sbocciature recenti rosacee e violette, mi parla di accoglienza e accettazione, di canto all' incontro tra il bisogno di protezione e l' abbraccio del ruvido e impellente vigore selvatico della foresta libera dalle leggi dell' uomo e obbediente alle leggi della natura silvana. Forse Ninfa non è poi così, chi l' ha vista mai ,se non in immagini scovate in internet o alla televisione, ma niente mi può impedire di darle il significato che voglio, un po' come, ma guarda, nel caso di scelta della compagna di vita, che non conosci e forse conoscerai veramente mai, perchè la ridisegni e la rimodelli sulle tue esigenze ( cosa che forse è male) ma che succede mi sa a un sacco di persone... Ninfa è il mio luogo, o meglio, voglio che lo sia almeno per un po' a descrizione del mio odierno stato mentale e sentimentale, sul modo di sognare una vita aderente alla natura.

Arrivederci a N I N F A.

 

 

pag.5

 

            Dopo Natale sono andato a trovare le mie due sorelle e mi sono intrattenuto spesso a pranzo e a cena. Abbiamo parlato di tante cose, ma in particolare di  mostre e iniziative nel paese dove sono nato e dal quale manco ormai da trenta anni e più. Un argomento ripreso spesso è stato quello relativo all' opera e alla vita di Alice Franchetti, una vera filantropa e una fervente cristiana, la quale cinque giorni prima di morire giovanissima, consunta da una grave forma di tubercolosi, manda una lettera alla direttrice della scuola da lei voluta per i contadini della tenuta di suo marito e sua, che mi conferma inaspettatamente cosa si può pensare della morte, dando così una risposta a quello che pensavo pochi giorni prima. Certo  non si parla di risposta definitiva, ma di visione pacata e consapevole del fenomeno della dipartita dalla terra. Porto qui le parole lette e le considero esauriente sunto degli interrogativi che mi ponevo solo due pagine fa.

".........

.............

....................."

Queste parole scritte e conservate, queste frasi messe nero su bianco da una persona che sente quanto poco le resta da vivere, sono di monito e di incoraggiamento a chi si dibatte tra carnalità e spiritualità, tra spinte di immersione nel mondo dei piaceri terreni e l' esigenza di controllo con la mente del corpo e di rafforzamento della fede, col predominio del pensiero sull' azione, del sentimento sulla brutalità, della cura sul disprezzo...Io, in questa fase della mia vita sento assillante l' esigenza di comporre naturalmente il pensare e il sentire con il fare e il progettare, di agire per migliorare, ma di astenermi senza rimpiangere e in summa di valorizzare invece che denigrare...qui dovrei fare esempi pratici, ma è meglio rimanere nel vago, sperando che comunque trapeli chiaro e forte cosa intendo e cosa scelgo. Sintetizzando: se viaggio sul mio binario, viaggio; se mi fermo indefinitamente alla stazione, resto alla stazione; se cambio binario, cambio destinazione; se mi fermo sui binari, attendo l' arrivo del treno che mi distrugge oppure rischio il fallimento del mio viaggio; se infine faccio del mio binario un disegno integrato con gli altri binari, di cui ammetto l' esistenza e la normalità, ho la visione del piano dell' insieme delle ferrovie e concepisco anche la possibilità di modificare coerentemente la mia direzione e magari la velocizzazione del cammino ferrato, ma in conclusione, finchè c' è ferrovia, bisogna stare sui binari giusti...

E adesso, dopo queste note sulla mia vita d' oggi, sento che è opportuno raccontare qualcosa del passato che possa spiegare qualcosa del presente, per impostare qualcosa del futuro, sulla base degli accadimenti non aspettati e non previsti che sono comunque possibili di qui agli anni che verranno, metti fino al famoso e fatidico 2012 prossimo venturo.

Nel viaggio che mi accingo a compiere qui di seguito, porto una valigetta con me con dentro desideri, speranze, disillusioni, rispettabilità, amorevolezza, voglie, difficoltà e sorprese, però tutte in piccola quantità.

Parto, dopo aver salutato chi mi ha generato e spera in me. Vado a provare a fare il militare, senza aver voglia di vita marziale, ma molta voglia di dimostrare che ce la posso fare, che sono credibile nell' apprendere e praticare le proposte di quell' ambiente. Così studio, conosco, sbaglio, condivido, sperimento e "giuro di essere fedele alla Repubblica italiana...ecc...". Faccio guardie, imparo a smontare e rimontare il mio fucile, mi confronto con nuove conoscenze da tutt' Italia, mi arrangio col cibo e con gli studi, ritrovo nelle licenze le persone che ho momentaneamente lasciato e allaccio rapporti con nuove persone, ma in tutto questo come caratteristica sempre presente, non mi faccio coinvolgere fino in fondo, nè propongo io le cose, ma le subisco o meglio le vivo senza tentare di modificarle, questa è sempre stata la mia maniera, my way, quindi il mio particolare binario e qui penso che è anche importante il treno su cui viaggio e non solo la strada che faccio: ecco il treno sono io. Sono un convoglio leggero e ben tenuto, con i gabinetti puliti, efficienti e profumati, un chiacchiericcio continuo ma discreto negli scompartimenti e persone in piedi che guardano il paesaggio scorrente, senza fumare, con pensieri di sogni fatti e da fare in testa e nel cuore e un controllore che passa, buca biglietti e non deve fare multe, neanche agli stranieri, non ben vestiti e assonnati, perchè hanno il biglietto e una luce di speranza nello sguardo. Un treno non velocissimo, ma puntuale, non di lusso, ma funzionale e ben tenuto, non sofisticato, ma manutenzionato a dovere, un treno che sono io nel lontano periodo 76-77, fresco di laurea in Biologia, pago di piccoli e locali successi musicali, amato e incoraggiato dalla famiglia d' appartenenza e pure invischiato, come a me piace, un po' masochisticamente, con una ragazza "croce e delizia" che non mi molla ma mi vuol cambiare, perchè ha una volontà più forte e determinata oltre che un' età più acerba della mia, anche se la mia è a volte più immatura della sua ( la solita distanza uomo-donna!). Questo treno va e sa dove va, questo treno non dubita del suo esistere e della sua importanza per i trasportati temporanei, questo trenino e ben integrato con i vicini Rapidi, EuroTreni, Accelerati ammaccati, Littorine marroncine, persino Treni a Vapore, gli ultimi, così belli nella loro nobile inadeguatezza , che sfrecciano o arrancano, ma comunque vanno, nei pressi del binario a cui appartiene il mio treno. Giungo e rimango a Cremona, per nove mesi e lì, a contatto con l' impiego stipendiato, imparo a confrontarmi con le pretese, le richieste d' efficienza, le prime responsabilità di comando, le difficoltà dell' apparire e del meritare, gli sbagli e le solitudini di chi non è ben capito o accettato o semplicemente utilizzato. Lì imparo le mie personali inadeguatezze, l' abbandono e la sopportazione, la presa in giro e la disobbedienza, la difficoltà del fare e del progettare, il confronto perdente con chi meglio fa, progetta, pretende e realizza, proprio lì il mio treno si deve fermare per un qualche tipo di guasto, in aperta campagna e deve poter ripartire solo dopo essere stato accomodato, ma deve anche attendere il suo turno per riprendere a viaggiare. Salgono dalle cabine i malumori dei trasportati, si accendono le prime sigarette, qualcuno preferisce scendere al più presto alla prossima stazione raggiunta e qualcun' altro danneggia per rabbia e impazienza finestrini o supellettili, sedili o brontola con i controllori e magari anche con qualche trasportato più paziente...insomma il giocattolo si incrina e rischia di rompersi. Ecco, dopo Cremona, il treno dalla stazione passa in officina per le riparazioni: inizia il periodo lungo, incerto, tormentato e scuro del dopo officina, in tratte di linea diversa dalla precedente, ma comunque percorribile per chissà quante altre volte, prima della dismissione dell' agile treno della mia gioventù...Qui mi fermo, quello che viene dopo è il racconto della maturazione e della maturità, che arriva fino a oggi, ora è giunto il momento di cambiare treno, la tecnologia, le esigenze, le proposte organizzative e il risparmio d' energia e di investimenti, lo impone! Va detto però ad onor del vero che aggettivi come " incerto", " tormentato", "scuro", riferiti al dopo Cremona sono usati come prevalenti, ma non come unici, perchè inframezzati ad aggettivi molto più consolanti quali " felice", "luminoso", "soddisfacente", "stupito", "esaltante", "amorevole", "efficace", "gratificante" e quant' altro che pur hanno condito spesso e volentieri, la mia esperienza di adulto in maturazione e in carriera.

 

 

pag.6

 

"GIOIA , SALUTE , SODDISFAZIONI ENTUSIASMO E PAZIENZA" Queste sono parole d' augurio, parole che si fanno ad inizio d' anno e che fanno sicuramente piacere. Chi non vorrebbe per sè e per chi ama o rispetta: GIOIA, sentimento di allegria per ogni evento o attività quotidiana, SALUTE, percezione di buon funzionamento di corpo e mente, SODDISFAZIONI, cioè applausi, approvazioni, ricerca della tua presenza e della tua opera, premi, sorrisi, ENTUSIASMO, calarsi in imprese facili o difficili senza remore o tentennamenti, ma con la convinzione che ne valga la pena, PAZIENZA, esercitando memoria, amorevolezza, partecipazione e ascolto continui e prolungati, ma l' augurio spesso cade durante una situazione personale tutt' altro che gioiosa, salutare, soddisfatta, entusiasta, sopportabile: come mai?

Contando sul funzionamento corretto e cosciente del cervello, la disamina della propria vita non manda percezioni piacevoli, tutt' altro! E sì che io rido o sorrido quasi sempre in pubblico, che mi piace la vis comica, che tendo a vedere l' ingenuo e il divertente anche nelle cose tragiche, così che diventano tragicomiche e che per questa attitudine, non per l' aspetto fisico, mi levano almeno sette anni dall' età anagrafica! La mia vita di oggi tende al brutto, nel barometro l' ago segna depressione da maltempo o tutt' al più tempo incerto, poco vento o troppo vento, caligine, umido da intirizzimento o afa, nella bella stagione e staticità d' elementi e perchè tutto ciò? Andiamo con ordine.

 Come si distingue una reazione normale da una reazione anomala o addirittura patologica? Come si fa a capire che un soggetto è affetto da irregolarità di pensiero e d' azione, discontinuità d' emozioni e di voleri, apatie immotivate e improvvise, rabbie per futili motivi, scoraggiamenti all' esordio e quindi affetto da patologia mentale temporanea o definitiva, acuta e degenerativa rispetto a stati transitori poi compensati ... Come si tratta con un soggetto del genere? Come si può determinare che è l' ambiente ostile che provoca nel soggetto instabilità e reattività disomogenea e giustificata piuttosto che accorgersi che è dal di dentro che vengono le su citate emozioni e pulsioni comportamentali, che affiorano da contorte e distoniche vibrazioni di pensiero disorganizzato e affastellato, un misto di sogno, incubo e sprazzi di ricordi di cose reali...Ragazzi! O è troppo facile o è troppo difficile e poi ancor di più lo è un ipotetico rimedio! Sto parlando in generale, ma temo anche di me stesso, quando come, credo, tutti proviamo questi momenti o periodi di turbe mentali o come le chiamano alcuni, più scherzosamente " seghe mentali".

E ora cerchiamo di trasformare questa pagina in una rosa che si apre e scopre pistillo, stami, petali colorati e profumo intenso, vale a dire cerchiamo di prospettare una terapia contro la disillusione e il dolore sordo, in nome del ritorno alla "PIENEZZA" come la chiama il mio amico prete Don T.

Innanzi tutto pienezza vuol dire voglia di fare, di amare, di partecipare, di dar fondo a tutte le proprie energie, conservandone parte per gli altri a te cari e se possibile per chi non riesce a star bene. Pienezza vuol dire rendersi conto di non essere sempre al Top e di dover essere pronto a sperimentare il dolore lacerante e senza sbocco oppure la stringente paura di non farcela più o di aver già dato tutto il possibile, ma con la certezza di non aver perso il senso di niente e guadagnato una luce di soluzione comunque... Parlo così perchè ho ascoltato in televisione e visto Paolo Brosio, Don Antonio Mazzi, vicini a "star" dello spettacolo, soddisfatte e sorridenti e devo dire, attente e ben disposte nei confronti di quell' uomo, il Paolo, tornato dall' imbuto del vizio e dello smarrimento edonistico e sconclusionato, rigenerato dal recupero di una fede e una carità a me sembrata convinta e umile, sincera e semplice, espressa con parole, sguardi, interrelazioni appropriate e pacate...e di quell' altro che a 84 anni si muove, guarda, interviene e parla come un ragazzo e crede come un vecchio saggio tonico e amorevole, ma anche netto e deciso, Don Antonio, più Antonio che Don! Questi due e quelle "star", mi coinvolgono, spettatore attento e sintonizzato, nel riconsiderare i perchè della vita: ecco alcune deduzioni affioratemi dal profondo: 1) tutti, soprattutto le persone pubbliche e di successo, passano per momenti, storie, accadimenti che le scagliano in un buio tremendo e asfissiante e poi di nuovo per momenti esaltanti, gratificanti e tumultuosamente coinvolgenti, che assomigliano a felicità e appagamento, ma non è detto che lo siano del tutto... 2) chi sperimenta la conversione, si libera da tutte le forme di distruzione psichica, fisica e spirituale, perchè ha l' esperienza dell' accoglienza divina, ma deve aver provato quei falsi appagamenti per apprezzare i consolanti appagamenti del Dio che ci ama e non ci vuol abbandonare se non per nostra tigna e insistenza... 3) che l' amore non può essere scambiato col successo, la festa dei sensi, la possibilità dell' avere tutto o quasi tutto, con la ebbrezza del complimento e della dedizione altrui, ma con la sperimentazione nel profondo di sè della compassione, della condivisione, della donazione, della verità rispetto al raccontarsi con autoassolvimenti parziali verità... 4) che il sacrificio insegnatoci un dì da persone speciali e uniche, forse generate direttamente dal divino, salva più delle belle proposte dichiarate e poi commutate in cieca obbedienza... 5) che se si sgombrano i pensieri strategici e bugiardi dalla mente e dal cuore, si ottiene dentro un vuoto momentaneamente vertigginoso, ma poi successivamente capiente  e prolifico, come la nascita di un universo dal NULLA in tensione potenziale, in attesa volonterosa, in desiderio di creazione...

Terapia senza pillole, finchè si può, è fare cose che ci spetta di fare, senza aspettare prebende, ricadute piacevoli solo per sè, trionfi che mettano in ombra l' altro o gli altri e poi essere leggibili e capaci, coerenti e amorevoli, dicendo se necessario la vera verità che consiste nell' affermare e definire ciò che ci fa piacere e ci aspettiamo, ma evitando astio e ritorsioni se l' altro o gli altri non ci vogliono approvare e affiancare...con unico fine di affinare per fede e amore le linee di un destino modificabile e realizzabile col contributo indispensabile di chi fa con te la stessa strada, prendendo qua e là gli esempi migliori, cioè quelli adatti alla tua richiesta di chiarimento e spiegazione, anche se appartengono a chi ha destini diversi. Desidero insomma, alla fine di questa sofferta pag. 6, di essere significativo per chi mi avesse letto, in modo che possa provare un non so che di alleviamento delle proprie cure e affanni e possa desiderare di provare a modificare parti del proprio agire e pensare, in nome del ricostruire una realtà interna più in sintonia con le proprie aspettative di sopravvivenza e rilancio d' entusiasmo e voglia di stabilizzazione e di compensazione del dolore senza risposta. Procediamo quindi oltre questa pagina, solo se mi verranno spunti, pensieri, racconti, intuizioni, curiosità, degne d' essere scritte e utili per me, come tecnica di deposito fissato, rispetto al solo detto, pensato e provato, anche questa per me è una terapia: scrivi per non lasciare scappare quello che hai per un attimo fissato nella coscienza che chiede di essere ridisegnata.

 

 

pag.7

 

Le conoscete le frasi dentro i baci Perugina? Eccone una: la mia: "cerco una terza via per amare pienamente: forse è ammirare e rispettare la BELLEZZA totalmente, anche in un piccolo particolare.". Vorrei parlare d' amore degli altri per me e soprattutto di me per gli altri. Come non innamorarsi degli occhi di Laura Chiatti? Come non stravedere per la diabolica velocità di pensiero di un politico di successo? Come non invidiare e rendersi succubi di un atleta magnifico, di un attore bellissimo, di uno scalatore indomito o di un guerriero eroico? Potrei continuare per ore! La realtà dunque è mitizzabile nelle specie di uomini e donne riusciti per così dire in qualche campo, rispetto a me, sempre più accostabile alla pietà incompiuta dell' ultimo Michelangelo.

 

 

Pietà incompiuta, tormentata, stanca, pietà di un vecchio che si sente vicino a morire, pietà di un gigante della scultura e della volontà di creare che non intende rinunciare alla sfida di reinterpretare il dramma del Cristo e della madre. Questa pietà è brutta o bella. Certo se la confronti con quella nota in tutto il mondo per la forza espressiva, la estrema preziosità dei drappeggi e delle fisionomie, la credibilissima rappresentazione fisica e realistica aderenza alle leggi della gravità, quest' altra pietà sembra poca cosa...eppure...eppure da essa trapela molto, tanto dolore, abbandono, ma anche tantissima speranza nella potenza del ricreare, dell' elevare, del riproporre, del sintetizzare: notare lo slancio a spirale e l' estremo tentativo di sollevare il Messia da parte di Maria!

La BELLEZZA quindi non è solo legata all' apprezzare ciò che è compiuto, ma intravvedere il compiuto nell' abbozzato, nel desiderio del voler fare...

Vorrei tanto farlo capire a mio figlio che accusa me e mia moglie di essere sciatti e di tenere sciatta la casa, dove potrebbe invece regnare la consolazione del bello stabile, della tranquilla contemplazione del sistemato e del pulito ordinato, che tanto sembra condizionare umori e voglia di fare da parte sua!

Cos' è che determina oggi il valore di una casa o di una persona? Cos'è che disegna l' armonia in una casa? Cos'è che la impedisce: la vecchiaia degli abitanti, la insofferenza dei giovani, la difficoltà del quotidiano pulire...?

 

 

E' proprio scegliere un modello, rispondere a quella domanda, è proprio impegnarsi in una direzione piuttosto che in un' altra. Facciamo degli esempi: se mi piace la compagna di classe è perchè è bella ai miei occhi e agli occhi di tutti, per come si veste, per come parla, per come ragiona, per come si muove, per il colore dei suoi occhi espressivi e sognanti, per la famiglia che ha, per la casa in cui abita, per la corte che le fanno gli altri ragazzi, per i successi scolastici e forse anche perchè è un po' civetta come si suol dire e ride delle mie battute e esce con il bello della classe, ma non ci sta, oppure mi innamoro della timida, bruttina, trasandata che mi ha fatto capire che le sono gradito o infine della spregiudicata compagna con la mini, il trucco, la esuberanza fisica, lo sboccato eloquio e la voglia di esperienze sensuali? Il 90% dei miei coetanei penso sceglierebbe la prima! Ma ciò determina lo stacco tra il normale e l' anormale o solo lo stacco tra il consueto e il possibile? Insomma alla fine cos' è la spinta verso la BELLEZZA? E', credo, il desiderio del soddisfacimento dell' impulso sul significato di una cosa. Ecco mio figlio è impulsivo e vuole far collezione di belle emozioni rispetto alle emozioni ragionate e controllate, perchè ragionare non è molto dei giovani. Mi sono accorto che parlando di lui parlavo di un me ritornato nei banchi di scuola , perchè ciò che lui prova un dì io l' ho provato, il bello che tutt' oggi non l' ho ancora risolto il mio problema del come e perchè AMARE e cosa amare senza condizioni e senza tentennamenti, offuscato dalle esperienze e dalle domande razionali, sentimentali e di ripiego fatte e risolte durante la mia vita di adulto. Cosa fare quindi con lui e e i suoi rinfacciamenti? Direi NIENTE o quasi, ma aspettare che le esperienze e le domande lo possano condizionare un po', oppure sperare che ogni suo impulso diventi conquista: ma è credibile che succeda sempre? Direi proprio di no!

 

 

pag.8

 

http://juliusdesign.wordpress.com/2007/11/08/sei-emisfero-destro-o-sinistro/

 

 

presto leggerò un libro americano intitolato "il giardino della mente", consigliatomi da mio nipote Michele.

Presto saprò perchè, convinto di avere doti da artista e pratica da scienziato, io non riesca a vedere che la ballerina girare in senso orario e mai in senso antiorario, come invece invita il test a fare attraverso la concentrazione e il lasciarsi andare...

 

 

pag.9

 

" VAI COME SEI "

e' un pegno da pagare

per gli errori passati

dovuti alla "pochezza" comportamentale ed educativa mia

ora forse è tardi per riparare

ma non per rendersene conto!

Questa è la pagina dei rimpianti, dei ripensamenti, del rilancio, del riciclaggio...

Cosa voglio dire? Dico che se uno si rende conto degli errori che ha fatto e che continua a fare, vano è sperare di ripararli solo perchè lo si desidera, ma si può reimpostare differentemente la propria azione e la propria sensibilità in modo da evitarli o gestirli meglio: tutto sommato anche gli errori servono sia a chi li fa che a chi li subisce. Errore vuol dire soluzione diversa dall' atteso e non efficace di un problema.

Soprattutto alla mattina, svegliandoti, magari dopo sogni contraddittori e un dormiveglia foriero di pensieri per lo più tristi e negativi, comprendi la tua condizione di essere umano sostituibile e solo, appena ti alzi e inizi a svolgere il tuo ruolo, ti accorgi che puoi agire, pensare, proporre e subire un po' di tutto senza per forza dover disperare! Essenziale è innanzitutto dare importanza agli altri sul tuo cammino, perchè ognuno porta con sè un bagaglio come il tuo che ti può far modificare o ricostruire quello che perdi o sopporti in un modo più stabile e duraturo.

 

 

pag.10

 

La domanda è: "posso rimanere come mi sento di essere e fare quello che ritengo di poter fare oppure qui è necessario, direi vitale, cambiare, trasformarmi, prendermi pause e attivare scelte e decisioni, in vista di una nuova stagione di vita e di esperienza?"

Non so rispondere e mi trascino in mezze scelte e incerte decisioni, che però non sembrano risolvere un gran che...

La data del 29 aprile è vicina e in quel giorno i miei bioritmi ripartiranno da zero, come alla nascita. Il 29 è un giorno come un altro oppure è un' occasione per reimpostare coscientemente tutto di me e della mia vita?

la mia volontà, la mia ideazione, la mia capacità di lettura della realtà, i miei sogni e desideri, le mie aspettative, le fortune, la salute, la aggressività, l' utilità per gli altri, il lavoro, i sentimenti... o semplicemente la quotidiana sopravvivenza vanno ridisegnati, ma sicuramente avrò bisogno di aiuto!

Il peso fisico, la qualità dell' alimentazione, l' accertamento medico, l' attività muscolare, le abitudini, gli sfizi, i vizi e i capricci...troppi fronti da seguire, troppe trincee da cui combattere, non credo di avere oggi le energie e la determinazione per affrontarli e definirli, la sicurezza per uscirne rigenerato, penso anzi che non mi sarà concesso essere padrone del processo, ma in vario modo subirlo e ad esso adattarmi, per i prossimi anni.

Quale forza allora mi guiderà? A quale Santo potrò rivolgermi? Che avvenimento collegherà tutte queste necessità? Il 29 aprile lo assumo come data delle risposte e degli impegni, accada quel che accada!

Queste note le scrivo come fossero scritti per notaio, in effetti sono anticipazioni scaramantiche che nascondono il desiderio di uscire dalla sofferenza e dalla incapacità espresse dalla mia odierna vita, adesso, vestito e preparato inizio la giornata e cerco di distaccarmi un po' da quelle considerazioni esistenziali, lasciando parlare semplicemente e solo il presente e la sua casualità. Io ci posso mettere solo quello che resta della mia coscienza, memoria e sensibilità. Alla prossima esternazione. Bye Bye.

 

 

pag.11

 

   E' vero, sto scrivendo per me, ma se scrivo qualcuno deve leggere e rispondere!

Sto lanciando un messaggio in bottiglia, affidato al mare immenso che ho davanti, io, povero naufrago perso tra i pensieri e le impotenze, tra le voglie e le frustrazioni, non solo, per fortuna, ma isolato nell' isola, mentre altrove si costruisce, ci si ingegna, si inventa, si propone e si produce...

Cosa scopro mentre spero, ma subito mi turbo e mi siedo contemplando il mare? Scopro questo testo cantato, frutto della giocosità di Gianni Mauro e Vittorio Marsiglia:

 

 

RE E' un canto malincoRE7+nico E' un CA....nto malincoMI-7nico
MI-7 Va a incuriosire gli aLA7nimi VAINCU LA4..........riosire gli aRE7+animi

La freRE7+sca aria che sti SOL7+mola la FRE.....sca aria che stiRE7+mola
Che pare odor di zaMI-gara CHE PPA......LA7odor di zaRE7+
UAUAUA MI-7 LA7 UA UA UA RE+UA UA UA LA7 UAUAUA RE+

e rido di gusto, più volte...

mi basta per ora come cura ai miei tetri e sconsolati residui di pensiero:

 

É un canto malinconico...è un ca....nto malinconico...
va incuriosire gli animi e va incu...riosire gli animi...
la fresca aria che stimola la fre...sca aria che stimola...
che pare odor di zagare e che pa...re odor di zagara... uououo...
 

che canto malinconico e che ca...nto...malinconico...
coglie ogni cuore tenero e coglio..gni cuore tenero...

ricchi o poveri ascoltano....ricchio....poveri ascoltano....
'sto canto così languido 'sto ca....nto cosi languido... uououo...

Afrodisiaco nettare a fro...disiaco nettare...
m'ignori o tu grandissima migno...ri o tu grandissima...
col canto malinconico e col ca...nto malinconico t'incuterò quel fremito...
e t'incu...terò quel fremito...
uououo...

astro lucente e mistico a stro...lucente e mistico...
mortali strali lanciali morta'...li strali lanciali...
'sta troppo in pena l'alma mia 'sta tro...ppo in pena l'alma mia...

'sti canti la rincuorano e 'sti ca...nti la rincu...orano....uououo...

Incurante di me misero incu...rante di me misero...
ma incuria amor fa male assai...ma incu..ria amor fa male assai....
oculato...son stanco e bruciocu...lato son stanco e brucia...to...
canterò malinconico e sto ca....nto mi consolerà...
uo uo uo uo uo uo uo uo uo ououo

E un canto malinconico
E un cà-anto malinconico
Va a incuriosire gli animi
E va incù-riosire gli animi
La fresca aria che stimola
La frè-esca aria che stimola
Che pare odor di zagara
E che pà-are odor di zagara

Che canto malinconico
E che cà-anto malinconico
Coglie ogni cuore tenero
Cogliò-ogni cuore tenero
Ricchi o poveri ascoltano
Ricchiò-poveri ascoltano
Sto canto così languido
Sto cà-anto così languido

Ecco, ora me la imparo e poi la propongo, così troverò certo qualche benigno ascoltatore, che, divertendosi, mi onorerà della sua simpatia e del suo...rispetto, no, rispetto è troppo, mi basta la simpatia, come sempre è stato per me, nel passato, quando vivevo in continente e non in un' isola...

 

pag12

 

CORAGGIO

Cos' è il coraggio?

E' il contrario della paura, è la cura per la troppa prudenza, è la scommessa perdente sull' immortalità, è la sensazione istintiva che ti fa scappare con la voglia di salvarti, è la manifestazione della fede in sè, in Dio, nell' amico da aiutare, nel malvagio da combattere, nell' agire senza sapere a cosa si va incontro, nell' accettare la sconfitta onorando gli autori della medesima....Il coraggio è la giustificazione migliore dell' errore...

Io oggi ho perso il coraggio che potevo avere in piccola dose in passato: come recuperarlo?

Bisogna giocare il tutto per tutto, occorre manifestare la propria paura accostandole un' azione consapevole, continua, tenace e convinta, anche se ciò implica il probabile sacrificio di coloro a cui tieni...oppure il tuo sacrificio, se inevitabile...

Meglio passare agli esempi?

Basta aprire un giornale, guardare un servizio televisivo, assistere ad una partita di calcio o alla corsa sfrenata di una macchina tecnologica rombante e potrai apprezzare al comodo della tua poltrona sensazioni di coraggio, sì, però degli altri...

L' imitazione del coraggio non è coraggio, è sfrontata usurpazione: muoviamo il nostro "culo" e camminiamo verso Lourdes, non per avere il "miracolo", ma per sentire il dolore come retaggio quotidiano, come avviso di condizione, come stimolo per il confronto...alziamo lo sguardo verso l' orizzonte: "da dove mi verrà l' aiuto, l'aiuto è nel Signore, che ha fatto cielo e terra...giuste e vere sono le sue vie o Re delle genti...                   (il custode)

Sono religioso, ma anche tendente al vizio, al dubbio, allo scoraggiamento, alla enfasi, alla presunzione, alla sostituzione, al parassitismo: quanti difetti comportamentali! Vanno curati e contrastati con azione coerente e sincera, con perspicacia e preparazione accurata, con bassa accondiscendenza e rifiuto sereno, altrimenti è facile infilarsi in mondi che hanno già in sè la condanna e la disgrazia, anche se in apparenza luccicanti, lusighieri, ricchi e confortevoli: ed eccoci così al tema del DIAVOLO e della sua essenza...

Il diavolo non esiste e neanche il sentimento e la ragione diabolica...oppure no?

Soldi facili e moltiplicabili, divertimenti ed eccessi, splendide creature e oggetti artistici, applausi e invenzioni, amici e estimatori, salute e piacere, beneficenza egoistica, bugia come gioco....quante armi potenti ha il diavolo a disposizione?

 Io cosa posso contrapporgli? Due figli e una moglie, la casa, il gatto, un libro, il computer, l' auto...la professione, la creatività personale: me le può smontare tutte queste cose in un ghigno di sufficienza, con una faccia da compatimento e mille proposte alternative in veste di figli di successo, moglie sfolgorante di beltà diverse e perversioni convinte, casa nel verde più organizzato e controllato, animali esotici e accuditi, autori letterari a disposizione, super macchine cibernetiche, Ferrari come se piovesse, poltrone di capo indiscusso, genio di inventiva e proposta...

davvero o esiste tutto ciò e non il DIAVOLO o esiste il DIAVOLO e tutto ciò è solo per i pochi che lo possono contrattare con LUI o...

esiste la corruttibilità di tutto ciò! Insomma se affronto uno scontro col DIAVOLO i casi sono due: o LUI mi ignora o LUI vuole da me una cosa che ritiene importante per LUI...La risposta non ce l' ho, anche perchè non mi sembra che il diavolo mi abbia già contattato, semmai più probabile, mi ignori, come sopra ho supposto...

Bene, mi fermo qui, per ora!