Vittorino Andreoli, un terapeuta nel coro, ma schierato per un umanesimo curativo e contrapposto al potere.

Ecco un  recente articolo da meditare all' uscita dell' ultimo libro , sulla     FRAGILITA'    come forza trainante delle nostre scelte.

 

 l' uomo di vetro : la forza della fragilità.

   Dall' uomo <<bipede implume>> di Platone, all' uomo <<miracolo senza interesse>> di Rostand, transitando per l' uomo <<passione inutile>> secondo Sartre, arriviamo ai giorni nostri, allo scetticismo di un tempo che fa dell' uomo contemporaneo "L' uomo di vetro", la cui unica forza è <<la forza della fragilità>>. Se ne occupa con soccorrevoli intenti nel saggio pubblicato da Rizzoli,(pag 179 € 12) Vittorino Andreoli, classe 1940, uno dei più autorevoli psichiatri italiani noto per la sua costante opera di indagatore del lato oscuro dell'umanità (da Pietro maso a Luigi Chiatti), alla ricerca delle radici della follia e del male.
    Andreoli, che più volte è stato a Bergamo a presentare i suoi saggi e che si è occupato di educazione attraverso libri-lettere agli adolescenti, agli insegnanti e alla famiglia (pubblicati da Rizzoli), collabora da anni con il quotidiano Avvenire e ultimamente si sta interessando al mondo dei preti, al loro "mestiere". Sempre per il giornale cattolico ha scritto una lunga serie di articoli sui "principi", ma va citato soprattutto il suo studio sul rapporto fra santità e follia.
La medicina delle sue parole a proposito della fragilità fa breccia nel cuore di chi legge: <<Io sono fragile e, paradossalmente, sono portato a parlare di forza della fragilità: di forza, anche se lontano dalla stabilità, dalla infrangibilità. Ho dedicato il mio tempo alla follia, al dolore mascherato di insensatezza, di depressione: alla sofferenza che si fa silenzio, che sdoppia le identità e fa di un uomo uno schizofrenico>>. La sua lezione diventa così un trattato di umanità, una sorta di manuale per conoscerci a fondo, vincere le paure, non nascondere le nostre carenze come colpe. Non siamo dei vulcani ma dei camini,  non siamo montagne ma sassolini, non fiumi ma rigagnoli: nelle nostre insufficienze è il nostro limite, sembra dire Andreoli che ammette di essere <<uno psichiatra fragile che mette insieme pezzi d' uomo perchè possa sorridere, sperare, amare e sentire la propria fragilità>>. Gli abbiano rivolto alcune domande. Ma in che cosa consiste la forza della fragilità dell' uomo? << Prima di tutto bisogna distinguere la fragilità dalla debolezza. Noi abitualmente usiamo il termine debolezza che si contrappone a potenza, potere, perchè questa società è particolarmente sensibile al potere. La fragilità invece è una struttura che richiama per esempio un vaso di Murano che ha una forma e una bellezza, ma anche dei punti di fragilità. Basta toccarlo e il vaso di Murano va in frantumi. Mentre la debolezza si contrappone a potere, e quindi delega tutto quello che può delegare al potere oggi, alla violenza, alla grande differenza tra i potenti e i deboli e i miserabili, la fragilità ha invece una funzione straordinaria>>.  

          

<<Essa contiene in sè il bisogno dell' altro.
Il fragile ha bisogno di legarsi  a qualcuno perchè la sua fragilità lo richiede. Il potente invece non sente questo bisogno, anzi è uno che vuole essere riconosciuto come potente che schiaccia il debole. C' è un capovolgimento che mette la fragilità come centro per costruire un nuovo umanesimo, anche perchè il nostro momento attuale è di disumanesimo>>.
Tutta la logica del comportamento della società del tempo presente è sul potere e su come raggiungerlo, sul successo, sul denaro: tutto si misura e si ritrae su questi elementi. Chi non è potente è debole, chi non ha denaro è povero e miserabile, e quindi chi non ha successo è come non esistesse, perchè non ha visibilità, non va in televisione, non è riconosciuto e spesso invidiato. La nostra è una società che cerca in maniera spasmodica questi elementi.
   Il potere produce ingiustizia, disuguaglianze persino tra i bambini, troppo legati a quella che è la condizione esistenziale. La fragilità, perchè la fragilità significa rendersi conto di avere dei limiti e quindi di aver bisogno dell' aiuto  dell' altro che pure è fragile, ma è attraverso l' unione delle fragilità che si finisce per mettere insieme, paradossalmente, due incoerenze che diventano una forza.                  
La cosa che l' uomo considera più significativa della propria esperienza è l' amore, che si capisce solo con la fragilità. L'amore è l' antitesi della potenza, perchè l'amore vuol dire aver bisogno dell' altro. Pensi al "Cantico dei Cantici": se tu non ci sei io non esisto più. Già questo solo bisogno dell' altro porta all' amicizia, all' amore del padre verso il figlio, perchè il padre deve aver bisogno del figlio, e a poco a poco porta la solidarietà, la cooperazione, il potere invece chiama alla lotta. La fragilità si allarga sempre di più fino a creare il bisogno di una comunità. Ci sono delle identità fragili che si coniugano con la saggezza, parola scomparsa dal nostro vocabolario attuale. Oggi conta il potere e il saggio che è critico con il potere è escluso perchè non entra nelle misure e nei parametri di questa società. Ci sono esempi bellissimi. Socrate non si preoccupava nemmeno di morire, ma prende l'occasione delle accuse che gli fanno per parlare della democrazia e della libertà. Pensiamo al fascino di Cristo che ha una storia di fragilità, ed è senzaltro una delle persone più attraenti della storia, o Gandhi che non ha mai avuto alcun potere, e a Tommaso Moro: sono delle personalità che attraverso la percezione precisa dei propri limiti individuali, ma anche dell' esistenza della condizione umana e della morte, riconoscono la fragilità del proprio corpo.

     

 

Potenti erano invece Stalin, Hitler e altri che partono da una fragilità, ma non cercando l'altro, non cercando di unirsi all' altro in un rapporto necessario, ma prendendo la soluzione armata che è quella del potere e del dominare. Ed è un dominio che non risponderà mai all' esigenza del limite perchè il potere non ha mai un limite.

Io vivo in una stagione in cui le persone che si rivolgono a me sono un numero incredibile, anche dall' Italia del Mezzogiorno. Ho centinaia di richieste di consulti e valutazioni a cui non posso dar risposta. E allora ho cominciato a pensare: ma perchè? Forse mi pensano un potente, uno psichiatra forte che sa tutto. Io non so chi ho aiutato, e se continuo ad aiutare delle persone che si rivolgono a me è perchè sono fragile. Qualche volta al mattino mi alzo e penso di aver sbagliato tutto come pensano i depressi. Ho voluto mettermi in gioco e dire: guardate che le soluzioni forse si trovano vicino, guardando le persone con cui viviamo, che sono fragili, ma possono dare una grande mano. Sono sempre colpito dall' idea che due fragilità fanno una forza. E sempre di meno credo al potere perchè penso che sia una patologia della fragilità. Noi percepiamo la fragilità attraverso la paura che è insicurezza. Nella società del potere c'è una quantità infinita di persone che sono insicure, che si sentono non viste, sono trasparenti e avvertono la paura della paura.

La paura più grande oggi è la solitudine, che è proprio la mancanza di legame con l' altro. E' quasi il voler nascondere il bisogno dell' altro. Il criterio dell' educazione che invita a nascondere le fragilità, perchè se sei timido, per carità non svelarlo. Invece io dico no, tiriamo fuori le nostre fragilità perchè ci aiutano a stare con gli altri, a creare una comunità non sul potere e sulle gerarchie, ma sulle esigenze esistenziali.
Come può essere vinta la fragilità, vi chiederete? Questo è il bisogno che i sociologi hanno sempre trovato nell' uomo, per cui hanno detto che l' uomo non va definito come singolo: l' uomo è colui che ha bisogno dell' altro uomo. Io non sto chiamando in causa gli dèi: l' umanesimo è possibile stabilirlo riconoscendo la condizione esistenziale dell' uomo e abolendo l'idea che se saremo più ricchi saremo immortali. La strada imboccata da questa società, ormai l'unica perchè non c' è più alternativa, è un massacro: è la fine di una civiltà.

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