pag.25

  tutto dipende dall' uso della propria testa! 

Litigio con la moglie? Diversità di modo di ragionare...

Incomprensioni fra colleghi? Aspettative culturali e efficacia di metodo di lavoro differenti...

Divergenze religiose? Non c' è un Dio uguale per tutti...

acquisizione di amici? Rispondere a ciò che ci si aspetta da te...

Successo durevole? Le tue soluzioni sono migliori o più adatte di quelle di altri...

Soldi e rispetto? Fortuna che aiuta la tua mente raziocinante e veloce, la tua memoria quasi infallibile, la tua scaltrezza riconosciuta e benefica...

  tutto dipende dall' uso e dalle proprietà acquisite ed esercitate della propria testa! 

...se poi sopraggiungono disturbi o peggio malattie mentali, il quadro si complica proprio perchè si semplifica nelle figurazioni mentali dell' individuo...Cosa fare allora?

Curarsi e farsi curare: non vedo altra risposta! Ne va di tutta la propria esistenza e della dipendente influenza sulla esistenza dei propri familiari e vicini, del prossimo cioè...

Ma perchè la mente non è inintaccabile, e soprattutto cos' è la mente?

La mente è quel complesso di pensieri, ricordi, collegamenti, esperienze senso-sensuali-affettive, scoperte, imitazioni e in sostanza interazioni operative e speculative che fanno la tua identificazione e determinano la tua stessa permanenza nel quotidiano...

Rendere la mente inintaccabile a tuo vantaggio e di conseguenza a vantaggio degli altri, sarebbe la soluzione al suo deterioramento e alla sua attaccabilità da parte di agenti interni (genetici) ed esterni (virus, batteri, prioni, traumi, eventi circolatori, chimici, fisici...)...

c' è poi l' errore, la adesione a strutture etico-politico-sociali imperanti in quel determinato momento storico che condizionano la sua esplicazione e le sue scelte decisionali e che possono determinare effimera gloria e stabilità, ma con possibilità reali di smantellamento e superamento da parte di una nuova sistemazione culturale e comportamentale degli individui umani...

 

pag.26 (pag. 36)

qui vorrei comporre una pagina splendida per argomento, uso del linguaggio, magnificenza di figure descrittive e introspettive, per qualità narrativa, ma si sa o si ha il dono o ci si deve arrabattare...conto solo sull' insondabile, che mi può dare la possibilità di portare a reale ciò che è solo pensato e desiderato: va detto che esiste il ragazzo che risolve il cubo di RubiK in meno di 20 secondi e senza trucchi!

Di cosa potrò parlare dunque?

Di panorami? Di storie d' amore e sentimento, di passione e consapevolezza dell' indifferenza, di scoperte e intuizioni, di drammi e cose comiche...

Non so ancora, ma appena una forte emozione mi affiorerà al conscio, lo faro immediatamente il testo, per non far sfiorire ciò che di per sè è fugace anche se indelebile a lungo...

Dopo aver letto qua e là " I PROMESSI SPOSI" ti rendi conto di come si possa usare la lingua italiana in modo egregio, descrivendo, proponendo, spiegando le cose umane e quelle naturali con notevolissima capacità e sensibilità. Io mi ripropongo qui solo di tentare la scrittura delle mie idee e delle mie emozioni in modo lineare, chiaro, convinto e sincero al fine di accendere negli eventuali lettori interesse, spirito di condivisione e di approfondimento, perchè riesco a far entrare altre sensibilità ed esperienze nella mia personale sfera di esistenza senziente...

Quando si sono provati sentimenti infernali è abbastanza normale dover scegliere tra il lasciarsi andare disperatamente e il cercar di lenire, comprendere e accettare l' evidenza del male senza speranza di ritorno, cioè quello che la religione cristiana ha chiamato e chiama tutt' ora INFERNO. Ma cos' è il MALE e cos' è il suo contrario: IL BENE? Io credo che il male sia la distruzione, l' annullamento compiaciuto, la travisazione, l' insofferenza e quant' altro possa demolire il proposito di credere, fare, amare, immaginare, convincere, accettare il vivere com'è e come si può modificare: in una parola il BENE. Se posso fare un esempio, credo che sia male irridere gli ingenui, i semplici, i poveri, i malati, i vecchi, gli  sfortunati, i soli, i lavoratori e sia invece bene condividere, scherzare, consigliare, migliorare le condizioni al solo scopo di assistere al verificarsi di mutamenti positivi e costruttivi...Se stai male, in un primo momento desideri che stiano male anche gli altri, ma se opti per volgere in bene tutto ciò che può mutarsi in male o già lo sia, allora anche il tuo male si indebolisce dentro di te e magari si allontana da te quasi all' istante, ma se invece lo senti e lo soffri e ci entri dentro e lo coltivi, gli dai importanza e ne prendi la componente più pericolosa che è l' illusione del piacere e del successo umano, inizia a prodursi una cascata di conseguenze dalle quali forse ad un certo punto non puoi più uscire...

L' unico pericolo nel volgere al bene la tua vita è quello di farne motivo di vanto e distinzione, così che si ricade nel contrario, cioè di nuovo il MALE...

Mi rendo conto che in questo argomento molto è stato già detto, scritto e sperimentato nel corso dei secoli. La religione per esempio ha sistemato in precetti, consuetudini, racconti, storie, catechismi gli eventi distinguendoli tra cose del BENE e cose del MALE, ma anche altre elaborazioni umane ci hanno provato e ci provano, modificando solo i fatti considerabili come BENE da quelli considerabili come MALE rispetto ad altre proposte, il risultato è che si può scegliere da che parte stare e come vivere, ma non si può scegliere la conseguenza necessaria delle scelte...

Se hai in casa la manifestazione di un malessere che non si riesce a capire e a trattare, scatta la necessità o di negarlo, o di peggiorarlo o di trattarlo con l' aiuto di altri o infine di accettarlo per capirlo meglio e scoprire che magari non si tratta necessariamente di MALE ma del suo contrario: qualche esempio? Se ti colpisce l' evento della cassa integrazione o del licenziamento, perchè non mettersi daccordo con chi lo condivide con te questo malessere e progettare ed eseguire un' impresa tipo usare il tempo ora a disposizione per percorrere a piedi l' intero arco alpino da Ventimiglia a Trieste, cosa che peraltro sta succedendo ad opera di tale Ugo Ghilardi (52 anni) e Manuel Ardenghi (33 anni) da Bergamo... Se nasce in famiglia una malattia della mente e del comportamento viene colpito ciò che più ci serve a sopravvivere agli eventi quotidiani, quale penosa sensazione di precarietà e solitudine colpisce chi assiste e partecipa a questa evenienza, non sapendo cosa accadrà...come vedere il BENE qui? Una sola idea: rivolgersi alle organizzazioni che già operano in questo settore del malessere psichico e cercare di scoprire all' interno di questi ambiti le preziose risorse dell' umanità solidale e partecipe, esperta perchè già dentro il problema e le storie... Io devo ritrovare il libro di Joseph Roth "GIOBBE" perchè quando lo lessi tanto tempo fa avevo bisogno di un suggerimento, di un modus operandi e di una spiegazione e lì la trovai, per questo ringrazio ancora oggi l' amica Maristella che me lo propose...

Come sta andando la mia pagina di letteratura splendida? Secondo me sta andando come la mia mente, confusa, affastellata di pregiudizi, depressa, incerta, dolente, ma forse efficace, forse volta al BENE, forse capace di modificare in me e in chi mi legge la propensione a BEN FARE e BEN PENSARE che in fondo è lo scopo di questo esercizio scritto...

ritenterò nelle prossime pagine...

 

pag.27 (pag.37)

C'è' un posto in quel di Cefalù, un campo di olivi vecchi e bassi, digradante verso il mare che mi somiglia nel senso che quando entro lì, mi si acquieta l' agitazione del cuore e della mente e lo sento mio anche se la proprietà e d' altri e addirittura non ci si potrebbe entrare senza permesso perchè è completamente recintato da rete metallica con filo spinato qua e là e poi giustamente deve essere protetto da gitanti prepotenti e chiassosi e turisti avidi di spiaggia libera e raccoglitori di fichi, limoni, carrubi, olive e frutta a costo zero e sapore prelibato, senza parlare poi di coppiette arrapate e ragazzotti viziosi e irrispettosi forieri di cartacce, plastiche e gomme e frattaglie consumistiche varie... io ci sono entrato più d' una volta e mi sono anche presentato al custode che per conto del Comune abita con la famiglia il "baglio" storico donato dal padrone d' un tempo alla collettività municipale e che ora paga un po' l'incuria, la difficoltà di manutenzione e la penuria d' acqua, ma che resta per me splendido e riposante, peculiare e invitante: lì, ho già detto, mi piacerebbe essere sepolto in attesa del richiamo in vita o del giudizio finale a seconda del credo religioso o del mescolamento dei miei umori e materiali con quelli dei vegetali e minerali ivi presenti già...Lì quest' anno spero di poter ancora entrare e passeggiare diretto al mare per prendere il sole, fare il bagno, correre leggermente  la mattina per un' ora sudando e respirando nel difficile scopo di perdere almeno tre dei miei chili di troppo...e ovviamente sedermi all' ombra di un complice albero odoroso per leggere e pensare, per guardare e riflettere, magari sommessamente cantare o comporre...

Mi vedete in questa foto scattata dall' alto a primavera? Ovviamente non ci sono, io entro lì in estate dove la terra è gialla più che verde e alcune piante sono cariche di frutta matura e l' odore del mare penetra portato dalla brezza calda, mentre suoni sommessi di cani, uccelletti e insetti tagliano l' aria discorrendo con le orecchie dei presenti, pochi e chini sulle opere agricole...

Ho detto che questo posto mi somiglia perchè lo sento a me congeniale e adesso se la testa e la sensibilità mi sostiene tento di spiegarlo in modo che anche voi possiate venire con me là dentro e strappare al posto un po' della sua vocazione a ristorare il visitatore e muovergli in animo anche un po' di senso di abbandono della confusione cittadina e di malinconia per storie mai avvenute ma immaginate fuori del tempo misurato...

Rassicurato dal permesso del custode, che mi conosce, giro tra gli olivi, tendo i padiglioni auricolari a riempirmi di silenzio usando il frinire delle cicale come metro di paragone del rumore e dilato le narici odorando l' aria di carrubo, di salinità marina, di profumo floreale e di leggero marcio della frutta caduta a terra, lì un limone, lì un fico d' india, più il là un tappeto di foglie secche di pino marittimo, frammischiato al venticello umido dello scorrere di poca acqua di fosso, l' olezzo un po' peso, ma comunque fresco e quasi gradevole del fermentato di canna, muschio, lichene e alga...e poi stacco un fico nero dalla pianta e me lo gusto al massimo del piacere, beandomi del fresco, del bagnato, del dolcissimo e del selvatico della sua polpa squisita...Il tatto è in piena attività, perchè rileva il contrasto fra caldo asfissiante e delizia di ombra d' olivo, pino e carrubo...la vista poi si riempie di colore, luce cangiante e movimenti sfuggevoli di fronde, nuvole, muri gialli, figurine umane in lontananza che si dirigono al mare in costume o pareo svolazzanti, tra risatine e rimproveri a bimbi scalmanati o uggiti...

Ora mi siedo sotto un salice e mi metto a leggere, poi mi alzo e vado a parlare col custode per un po' e col suo permesso mi dirigo verso il mare, scendendo da una stradina dopo il cancelletto di confine e fermandomi davanti alla maestà del Tirreno spumoso e azzurrissimo.

Mi sento soddisfatto di come ho descritto l' esperienza estiva delle mie visite alla Tenuta marina sopra nominata e spero ardentemente che per un po' vi siate sentiti trasportati e accompagnati lì con me a contemplare, pervadervi e arricchirvi di natura e sensazioni, come se aveste assunto una medicina ambientale rigenerante...

Grazie se siete riusciti a leggere fino a qui. La mia esperienza di scrittore "manzoniano" per ora si è esaurita, avanti si va!

 

pag.28(pag. 40)

Perchè mi sento di somigliare alla Tenuta siciliana di cui prima ho parlato? Anch' io sono coltivato e un po' selvaggio, anch' io do frutti esagerati e presto marciti per il caldo e la poca acqua disponibile, anch' io sto al confine tra la terra forte e spietata e il mare libero e vasto dove tutto si stempera in onde leviganti e profondità accoglienti, in gioie esaltanti e burrasche improvvise, in dolce trasparenza e cerulea tinta a volte e in ottenebrante buio e orribile soffocamento di quando in quando. La calma è il sentimento dominante della Tenuta, ma appena dopo affiora la rassegnazione irritata di un non poter trasformare la cosa pensata, il lavoro progettato, per mancanza o di perizia, o di mezzi o di continuità volitiva, tenace e caparbia, in attuazione vincente ed efficace a lungo...Quanti tratti del mio sciagurato carattere ritrovo in quel luogo e quante potenzialità potrebbero diventare splendido luogo e tempo di paradiso, ma il Paradiso è un concetto sperato e vagheggiato, contrastato dalla vicinanza dell' inferno sempre in agguato tra fronde, erbe e nemici naturali... Ma adesso ho comprato un libro che continuerò a leggere quest' estate proprio nei pressi della Tenuta marina e cosa afferma il libro? Ciò che pensi attrae pensieri simili dall' universo intero: il pensiero è vibrazione di frequenza data e può allontanarsi da te in tutte le direzioni e molto lontano, richiamando pensieri simili che si trasformano in cose reali nei tuoi pressi e in te...quindi pensa positivo, pensa insistentemente a ciò che vuoi ottenere, pensa al meglio e pensa senza "non", si attueranno per attrazione le cose più volute e pensate...Molto lontano dal mio modo solito queste affermazioni del libro THE SECRET che sto leggendo: allora cosa mi costa provare a mettere in pratica i consigli del testo? Lo farò, anzi già lo faccio, ma attenti con convinzione e spontaneità, con fede e amore, con naturalezza e semplicità, se no, mi sa che non si va più in la della BUFALA...

Riprendiamo a parlare di me e del paesaggio cefaludese calpestato dai miei piedi avidi di soluzioni....

Adesso provo a compilare una poesiola che colleghi il luogo al mio essere, al mio volere, al mio pensare, al mio desiderare, al mio fare, tipici. 

cammino e cammino

con le orecchie intrise

di silenzi incerti e sospesi

stimo me e quel che faccio

caccio i lugubri pensieri

e le sconsolate lagnanze quotidiane

sento e voglio, desidero e perseguo

all' occorrenza prego

prego che la natura si pieghi a me

re di me stesso e di quel che potrò essere

di lì a domani

spargerò frutti gratuiti

raccoglierò e mangerò quelli che mi avanzeranno

dopo i sorrisi e gli abbracci

di chi saprò amare e rispettare

prendendo a bene il momentaneo male

facendolo sentire necessario

non risolutivo

ma fase di un abbandonato splendore

che ogni giorno potrà rinascere

ed esprimersi secondo sua essenza mediterranea.

S i a m o    per lasciare profumi

s i a m o     per cullare speranze

s i a m o    per costruire sostanze

s i a m o    per scoprire l' enigma!

 

pag.29 (pag. 41)

"qui o si fa la vita o si muore!"

Non sto scrivendo niente da mesi, ma sto vivendo esperienze varie in ogni campo, così da raccogliere in testa elementi per scrivere poi quello che capisco e sistemo nelle mie categorie di riferimento...per esempio se devo decidere che la vita che faccio è quella che mi spetta, devo inquadrarla nel reale guardando e considerando le cose da una giusta prospettiva, intendendo per " giusta" quella che mi si confà, non quella che il desiderio mi propone o la fortuna mi concede...Questa foto del 2009, per esempio la trovo adeguata a quello che m'aspetto sia dal punto di vista del desiderio sia dal punto di vista del reale vissuto...

quello che non si vede sono i miei interlocutori, ma credo siano gli interlocutori che mi merito, cioè quelli che possono stabilire e attivare con me sentimenti, discussioni, scambi, risultati e scoperte... Ecco l' occasione: parliamo un po' di musica. Parlando di musica mi voglio riferire a quella che riesco a suonare, a quella che ascolto dagli altri, a quella che è stata già scritta in passato e che si è accompagnata alla vita di personaggi strani, eccezionali, sfortunati, ebbri, discontinui, deceduti presto o invecchiati male...qualche cosa che ho letto o mi hanno raccontato o addirittura ho vissuto? presto fatto. Prendiamo, che so, quel pianista Jazz considerato pazzo, come si chiamava?

Il fiammante "Piano, solo" che prende spunto dal libro dell' ex Sindaco di Roma Walter Veltroni "Il disco del mondo. Vita breve di Luca Flores, musicista.", ripercorre la vita di un artista jazz; il miglior pianista jazz italiano del periodo (siamo nella Firenze degli anni '80, credo), Luca Flores, capace di suonare con mostri sacri come Chet Baker e Massimo Urbani.
Riccardo Milani ("Tanti auguri professore" e "Il posto dell'anima") nel suo cast vuole proprio Kim Rossi Stuart per il delicato compito di impersonare il protagonista. Un talento purissimo incastrato in una personalità troppo delicata, troppo fragile ed incrinata irrimediabilmente sia dalla precoce morte della madre per un incidente d'auto e sia dalla presenza a corrente alternata del padre, spesso impegnato a lavorare in giro per il mondo. Luca non ha la forza per sopportare una vita anormale che gli piove addosso a causa del dono che ha ricevuto: la musica, e quella capacità di eccellere con una naturalezza incredibile sui tasti del pianoforte. Nel film a tal proposito è molto bella la battuta di Massimo Urbani che nel presentarlo al pubblico dice: "Luca non fuma, non si droga e non beve. Io proprio non so come cazzo faccia a suonare così bene!!!".

http://www.debaser.it/recensionidb/ID_19973/Riccardo_Milani_Piano_solo.htm

 

Ecco: Luca Flores... Mescolando YUNG ( l' allievo quasi alieno di FREUD), le imperscrutabili vie del TALENTO, l' incompatibilità tra creazione e organizzazione, tra impulso e scuola, tra solitudine e confronto e quant' altro, vorrei approfondire questa figura d' uomo, d' artista e di povero diavolo, come occasione per riflettere sul meglio e sul peggio, sull' insegnabile e l' usabile, sull' utilità e la necessità senza scampo... Dunque LUCA si scopre adatto a suonare il piano con grande efficacia e precisione già a cinque anni d' età...

UN ESEMPIO   D I   APPROFONDIMENTO   "saccheggiando"   LA RETE: ormai lo faccio quasi per tutto!

Pianista, compositore.
Luca Flores é nato a Palermo nel 1956 ed ha iniziato a suonare il pianoforte all’età di 5 anni in Mozambico dove ha vissuto per 8 anni. Traferitosi a Firenze nel 1970 ha intrapreso gli studi al conservatorio Luigi Cherubini diplomandosi in pianoforte ed ottenendo il 5° anno d’organo.
Ha iniziato l’attività jazzistica nel1974 formando prima un quintetto e poi un trio. Il suo esordio a livello nazionale avviene prima nel gruppo "Streams" di Tiziana Ghiglioni e poi nel gruppo "Matt Jazz Quintet" con Gianni Cazzola. Con questi due gruppi ha preso parte ai maggiori festival italiani.
Ha militato anche nei gruppi di Chet Baker, Massimo Urbani, Fulvio Sisti e Bruno Marini. Ha inoltre collaborato con i seguenti musicisti di passaggio in Toscana: Bruno Tommaso, Paolo Damiani, Lee Konitz, Sal Nistico, Gianni Basso, Claudio Fasoli, Furio Di Castri, Al Cohn, Steve Grossman, Al Grey, Bobby Watson, Bob Mover, Kenny Wheeler, Dave Holland, David Murray, Nicola Stilo, Riccardo del Fra, Enrico Rava, Muhal Richard Abrams, Tullio de Piscopo, Paolo Fresu, Tony Scott.
Ha svolto a Firenze attività d’insegnamento presso l’Andrea del Sarto dal 1979 al 1987 (ripresa nel 1993). Ha partecipato ai seminari estivi di Siena in qualità di insegnante di piano nel 1985/6/7.
Ha suonato in Svizzera, Francia, Germania, Olanda, Russia. Ha avuto come maestri Roberto Pichini, Marco Vavolo, Enrico Pieranunzi e Franco D’Andrea.
E’ deceduto a Montevarchi il 29 marzo 1995.

Luca trascorre la sua prima infanzia, segnata da un evento traumatico che innescherà il suo "male oscuro", cioè la morte della madre Jolanda in un incidente automobilistico.

Il disagio mentale che lo accompagna da anni, nonostante l'affetto delle persone che gli sono vicine, lo porta infine alla scelta estrema del suicidio: il 29 marzo 1995, 10 giorni dopo aver registrato 5 brani musicali al Planet Sound Studios di Firenze, muore suicida nella sua casa di Montevarchi, attaccato a una trave del soffitto, solo.

C’è una memoria che resiste agli uomini e ci sono uomini che resistono alla memoria. È il caso di Luca Flores, pianista jazz di primo piano, artista versatile e uomo “troppo” sensibile per l’epoca in cui è vissuto. Non a caso, a tradire i Grandi, spesso è il destino o il genio che gli corrode lentamente, anima e mente. Sullo sfondo, l’amore per una donna, Michelle Bobko, cantante dalla voce ammaliante e paladina della vita appartata di Luca negli ultimi suoi anni.

“Il linguaggio della musica è uno, ed è quello dell'anima, là dove le parole ci ingannano con i loro mille significati. E' libera di volare in paradiso, di scendere nelle viscere dell'inferno o di starsene a galleggiare nel limbo. Io amo quei musicisti che cantano, scrivono e suonano ogni nota come se fosse l'ultima.'
     La musica è così,  è un urlo fra le stelle e l’infinito, ti dà la chiave d’accesso al mondo dei perché. Un mondo non aperto a tutti ma solo a quelle grandi anime che, dotate di una genialità che supera ogni limite, possono raggiungere questa libertà, librarsi sulle ali della immaginazione e con forza disumana attraversare gli Inferi e tornare sulla Terra. Tutto questo attraverso una nota, un dipinto, una poesia. Ciò che non deve stupire è che, paradossalmente, a tradire i Grandi, spesso è proprio quello stesso genio che lentamente gli corrode l’anima e la mente.
    È questo il caso di Luca Flores, pianista jazz di primo piano nel panorama italiano degli anni Settanta.

Il successo non lo rende felice e lui lo vive chiuso in una sorta di solitudine mentale; imprigionato com’è nei ricordi combatte contro le ombre del suo passato e solo quando è seduto al pianoforte, quasi sottratto dalla realtà, trova un po’ di pace. Ormai  vittima della sua stessa genialità  aveva subito i disagi della sua mente in un percorso esistenziale e artistico che lo avevano trascinato verso il buio. Luca è triste, ombroso e taciturno, nemmeno l’amore di una ragazza riesce a destarlo. Comincia presto, ma con estrema lentezza, a dare segni di squilibrio. Prima con ingiustificate paranoie, poi con atti di autolesionismo, si taglia i polpastrelli e un dito, e infine, con un suicidio riuscito dopo quelli annunciati, nel 1995, dopo aver registrato quello che forse rappresenta il suo testamento spirituale in musica: How far can you fly. Finisce qui la parabola umana e professionale del musicista.
 

"how far can you fly  (ladder)"    

4' 24''

come puoi volare lontano!

  • solo una precisazione il pezzo è stato scritto molto tempo prima: compare già nel disco "where extremes meet". Nell'ultima incisione ha eseguito un nuovo arrangiamento aggiungendo ladder (=scala) tra parentesi nel titolo. Conoscendo la vita di Flores saprete il perchè.

e adesso qualche mia considerazione:

definire la depressione? D i f f i c i l e. Se si è giovani il fattore scatenante è l' incertezza del futuro e l' insuccesso continuo negli affetti, negli sport, nel confronto con l' altro coetaneo...se si è vecchi è la sensazione di assenza di futuro possibile, se si è adulti è la sconfitta, il licenziamento, la scomparsa di un riferimento essenziale che sia cosa o persona...se si è FLORES però è forse eredità, cioè mancanza di qualche fattore protettivo. Io personalmente ho una certa paura delle sensazioni negative al risveglio la mattina, delle motivazioni mancanti, della difficoltà a farsi capire e della pretesa di essere sempre, contro ogni evidenza, il migliore e soprattutto del non riuscire ad interessarsi all' altro, all' interlocutore, qualunque individuo esso sia...Brutta bestia la depressione, specie quella che ti assale immotivata e sorda, invadente e latente...meglio ridersela:

 

rimedi? 1) Accettarla e discuterne normalmente, senza enfasi e continuità, con interlocutori amici e conosciuti, ma anche con chi ne soffre...2) sentire uno specialista del comportamento, abbinato ad uno specialista delle cure farmacologiche...3) trovare in essa spunti utili per le proprie scelte...4) sperare che il domani, o il dopodomani, o l' anno che verrà, porti una prorompente sorpresa di un qualunque tipo, che verrà acchiappata al volo...5) collezionare ricordi gratificanti, pensieri collegati, oggetti amati un di', allevare animali, circondarsi di verde vegetale...6) fare senza progettare e senza aspettarsi risultati, ma solo sensazioni emozionali...7) pensare all' altro senza pensare a sè e alle ricadute delle azioni...8) scrivere qui senza preoccuparsi di cosa si stia scrivendo... 9) essere pronti alla fine e all' inizio, alla durata e alla istabilità,  al peggioramento e al miracolo e infine 10) leggere, leggere, leggere o farsi raccontare cose...

Isaia fa profezie sulla città celeste: noi siamo qui sulla terra per giorni contati e per conclusioni decretate dal caso e dal pericolo. Noi ci trastulliamo con piaceri spesso perversi e dannosi a noi stessi e agli altri, noi non troviamo il bandolo della matassa e a volte gettiamo la matassa o la ingarbugliamo ulteriormente se non la laceriamo o buttiamo via con sdegno, noi non siamo mai contenti di sentire più di un animale e di avere sensazioni a volte inebrianti anche se brevi di durata e prive di prevedibilità, noi godiamo a volte del dramma di un altro nostro simile o lavoriamo per sentirci decisivi per altri, noi abbiamo avuto maestri, educatori, genitori, consiglieri strani ed eterei, noi siamo relegati a volte in bui anfratti in muratura, in balia del Saraceno di turno, noi desideriamo però ardentemente quello che abbiamo sognato o intravisto a volte nel prossimo, noi costruiamo splendidi castelli di sabbia e con i piedi li distruggiamo, ma noi ricordiamo e modifichiamo fino al CAPOLAVORO, noi lavoriamo per la CITTA' DEL SOLE che tutti sono chiamati a costruire, non solo i privilegiati, non solo gli eletti, non solo i presenti, ma anche i passati, ma anche coloro che verranno....N O I siamo l' uomo, siamo la splendida misera creatura caduta in basso con la memoria del sublime e del possibile...n o i, infine, DIAMO ANCHE LA VITA PER CELEBRARE LA VITA, PER INCHINARCI DAVANTI ALLA COMPASSIONE, PER APRIRE GLI OCCHI A CHI ODIA E PIANGE E SOFFRE E SCHIUMA E MALEDICE, n o i aspettiamo la CITTA' DEL SOLE.

squassanti arretrano i trucidi(9)

le vittime d' ogni tempo risorgono(12)

laceri e straccioni si rivestono(11)

gli eleganti raggelano i sorrisi ipocriti(14)

torna un messia a predicare rispetto(11)

dispetto è nell' animo del prepotente(12)

e finalmente trova il suo posto il derelitto(14)

si inaugura quest' oggi la città del sole(13)

per sole persone di compassione vestite(14)

che i calcolatori relegano tra i soprammobili(11)

e i fatui satolli consegnano ai tormentatori(15)

che insieme ad essi si placano e trasformano(13)

in abitanti lucenti ed equiparati...(13)

...balle di un depresso in cura...

                                                       

 

pag.31

alla mattina recitare con la mente svegliata e decisamente, in continuazione, rilassati ma convinti, senza estremizzare, calmi e fermi, scacciando o modificando tutti i pensieri negativi e tutte le memorie d' insuccesso e di senso d' inutilità:

voglio

voglio

voglio

voglio

voglio

voglio

v o g l i o

...e alzarsi

incontro al mondo che gira, gira, gira, gira e tu con esso...

VVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVVV

pag.32

inizio la pagina con un omaggio ad Eduardo De Filippo: attore, maestro, sceneggiatore, scrittore...padre, fratello, spirito vivente del suo luogo di nascita e di professione !

 

IO VULESSE TRUVA' PACE


Io vulesse truvà pace;
ma na pace senza morte.
Una, mmiez’a tanta porte,
s‘arapesse pè campà !

S‘arapesse na matina,
na matina ’e primmavera,
e arrivasse fin’’a sera
senza dì: "nzerràte llà!"

Senza sentere cchiù ‘a ggente
ca te dice: "io faccio….io dico",
senza sentere l’amico
ca te vene a cunziglià.

Senza sentere ‘a famiglia
ca te dice: "ma ch’ ‘e fatto?"
Senza scennere cchiù a patto
c’ ‘a coscienza e ‘a dignità.

Senza leggere ‘o giurnale…
‘a notizia impressionante,
ch’ è nu guaio pè tutte quante
e nun tiene che ce fa.

Senza sentere ‘o duttore
ca te spiega a malatia…
‘a ricetta in farmacia…
l’onorario ch'jà pavà.

Senza sentere stu core
ca te parla ‘e Cuncettina,
Rita, Brigida, Nannina…
Chesta sì… chell’ata no.

Pecchè, insomma, si vuò pace
e nun sentere cchiù niente,
jà sperà ca solamente
vene ‘a morte a te piglià?

Io vulesse truvà pace;
ma na pace senza morte.
Una, mmiez’a tanta porte,
s‘arapesse pè campà !

S‘arapesse na matina,
na matina ’e primmavera,
e arrivasse fino 'a sera
senza dì: "nzerràte llà!"

“Eduardo de Filippo”

proviamo a leggerla e a commentarla, a cantarla, a recitarla: che lezione e che lavoro trasversale poderoso: Eduardo è un GIGANTE della comunicazione etica!

2011: strascico del decennio o sipario da aprire sul prossimo decennio? Bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno? Tappeto rosso dello spettacolo o strada bianca verso il futuro? Saremo noi, sarete voi, saranno tutti, sarà qualcuno, ma certo in questo mondo tondo, forse da quadrare i connotati al 2011 vanno delineati e perseguiti...

Bisogna prenderci dei padri a consiglieri: uno dovrebbe essere Eduardo!

the way to nowhere!

 

pag.33-34 (pag.49)

E' giunta l' ora di ringraziare coloro che mi tengono in vita e mi danno significato. Non faccio nomi e cognomi, ma propongo un piccolo elenco:

1) Ringrazio coloro che hanno stima di sè e credono intensamente in ciò che fanno...

2) Ringrazio coloro che mi danno consigli solo perchè mi danno considerazione...

3) Ringrazio coloro che mi trattano male in modo sincero, perchè mi danno importanza...

4) Ringrazio coloro che si fanno ascoltare, propongono i loro talenti e accettano i tuoi...

5) Ringrazio tutti coloro che purtroppo hanno avuto problemi, disgrazie, malattie, rovesci economici, morti, insuccessi, incidenti...

6) Ringrazio i maledetti, i santi, i poveri, gli abbandonati, i bistrattati, gli isolati, i moribondi, gli arrabbiati...

7) non ringrazio soltanto gli insensibili e i profittatori che rubano ciò che non gli spetta!

facciamo qualche riflessione sulle beatitudini come ce le riportano i vangeli:

BEATI....

[1]Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
[2]
Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
[3]
"Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
[4]Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
[5]Beati i miti, perché erediteranno la terra.
[6]Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
[7]Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
[8]Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
[9]Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
[10]Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
[11]
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
[12]
Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.

                                                          dal sito: http://www.tanogabo.it/religione/beatitudini.htm

poveri in spirito:  ma chi sono? Forse quelli senza mezzi per far prevalere il proprio pensiero e la propria sensibilità? O che altro?

afflitti: Bhè, qui è più facile: gli addolorati, i sofferenti, i dispiaciuti...

miti: i pacifici, quelli che aborriscono le soluzioni violente...

chi ha fame e sete di giustizia: mangiare e bere cibo impalpabile quale l' ottenimento della giustizia, cioè del ricevere quello che ci è dovuto!

misericordiosi: i facili al perdono...

puri di cuore: gli ingenui, i coltivatori di sentimenti semplici e immediati...

operatori di pace: coloro che si industriano a mettere daccordo i litigiosi...

perseguitati per causa della giustizia: i capri espiatori, gli innocenti che hanno osato rompere gli equilibri fra i contendenti scorretti...

insultati, perseguitati, calunniati a causa mia: gli "agnelli"...

intanto sono interessato anche dai detrattori dei beati di Gesù, che sarebbero chi? I complessi in spirito, i goderecci, i violenti, gli scorretti, gli spietati, i loschi, i guerrafondai, i bugiardi e i prepotenti, i maldicenti, i persecutori, i falsi e ipocriti, che pur esistono e quanti!!!

Resta da chiedermi: perchè su questo mondo esistono le due polarita? Perchè è così fondamentale per Gesù schierarsi dalla parte dei perseguitati piuttosto che dei persecutori, avendone dentro l' anima ambedue le possibilità, tant' è che molti scelgono quella "condannabile" delle due?

qui quattro nomi li voglio fare:  Flavio Falzetti e Maurizio Grandi, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, non dico di più.

 

 

pag.35

Terremoto esagerato in Giappone, attacco alla Costituzione italiana da parte del governo, subbuglio nel mondo arabo, disoccupazione, dolore, ingiustizie, violenze, sopraffazioni, sballi, indifferenze... dov' è finito l' Homo sapiens sapiens? Bhè, si costruisce un mirabile grattacielo, si scava sotto il mare, si scoprono medicine efficaci, si allunga la vita media, si salvano infortunati, infartuati, invischiati, incasinati, si ama, si abbraccia, si dona, si consola...si educa, anche non richiesti. Ecco, a questo punto "rubo" alla collega Serena, una cara giovane insegnante di Italiano, questo testo che mi è molto piaciuto, sulla condizione odierna del docente di scuola pubblica:

Care colleghe, cari colleghi, alla luce delle recenti esternazioni della politica, sento il bisogno di rivolgermi a voi per condividere pensieri che portino altri pensieri, per coltivare il " nostro giardino".

Ognuno di noi è portatore di peculiarità, esperienze, tratti caratteriali, idee e sa che la scuola non è uno specchio che raffiguri un' immagine sola, ma la coesistenza di alterità, una magnifica commistione di defferenze, talvolta anche di contraddizioni.

Ciò nonostante ognuno di noi interpreta il suo ruolo, è sempre in campo, agisce e talvolta sbaglia, prerogativa esclusiva di chi non rinuncia mai a scegliere.

Scegliere è un atto di libertà, ma solo chi sa assumersene la responsabilità può goderne, chi non si nasconde dietro parole vuote, chi non ha schermi protettivi, chi non cerca il consenso, chi sa di non possedere carte vincenti ma solo carte da giocare.

Ogni giorno abitiamo le nostre aule come parti della nostra casa, concordiamo regole di convivenza alle quali per primi ci assoggettiamo, tessiamo trame delicate, annodiamo i fili rotti, ci vestiamo di questi abiti e di nuovo ci sentiamo nudi perchè niente è per sempre, niente ripara dal freddo e dal sole, se la Terra si muove.

Viviamo nelle nostre comunità: mondi di bellezza che faticano a svelarsi, forme acerbe di futuro, grumi di emozioni contrastanti, energie sfrenate, talvolta identità silenti e l' unica chiave di accesso a questa varietà è la nostra disponibilità ad ascoltare.

Un educatore non "inculca", non ha cervelli da riempire, non distribuisce informazioni facilmente reperibili altrove in tempi assai più brevi, non ammaestra, non doma, non plagia. Non ha ideologie da sponsorizzare come merce di scambio, non ha dogmi religiosi da usare per frantumare, non deve convincere, non cerca voti. Non ha una platea da infiammare, è parte della platea, intreccia relazioni e, se sbaglia, è fuori da ogni comunicazione.

Un educatore non ha un' unica storia da raccontare, ma molte storie da ascoltare, pretesti per riconoscersi, per affermare la propria esistenza, il proprio diritto a chiedere, il dovere di rispettare chi ha qualcosa da domandare.

Un educatore dà valore a chi c'è stato prima di lui, non è onnipotente, non ha l'esclusiva, non crede nelle semplificazioni, non teme la complessità.

Non è un tifoso, non ha una squadra da difendere, è un giocatore e il suo massimo insegnamento è quello di giocare il suo ruolo fino in fondo.

Non gareggia con chi svolge il suo stesso compito, non sventola bandiere per segnalare confini territoriali, non ha paura di chi ha un' idea diversa dalla sua.

Un educatore non ha paura delle idee, crede nelle parole quando respirano, dà valore alle esperienze.

Un educatore non compra, non vende, scambia e quello è il suo unico modo per diventare ricco.

Nessun commento, solo una condivisione convinta e consolata da parte mia.

 

pag.36 (pag 51)

formare   un    G O V E R N O

Di cosa ha bisogno l' Italia di oggi? Di chi soprattutto? Ha bisogno di cittadini particolari o solo di cittadini? Il suo "popolo" può dirigersi da solo? Si può oggi dare più ascolto alle televisioni, ai giornali, alla propaganda politica, alle chiese, ai singoli in ogni settore o ci si può governare finalmente da sè, obbedendo solo a irrinunciabili poche linee guida etiche, estetiche, sociali, economiche, scientifiche, religiose? Che governo di delegati potrebbe stare in parlamento e che meccanismo di trasmissione dei voleri potrebbe funzionare, almeno come proposta innovativa per un po'?

...e allora ecco generarsi in tabella a caselle da riempire la mia ammirata proposta per queste persone, oggi viventi e domani riferimenti per nuove generazioni di FIGLI D' ITALIA:

L

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Mogol (Giulio Rapetti)

Claudia Koll (Claudia Colacione   )

Nichi (Nicola) Vendola

 

(Don) Luigi Ciotti

Alberto Casiraghy

Vittorino Andreoli

Enzo Gragnaniello

Letizia Battaglia

Luca Mercalli

Roberto Saviano

Fabio Fazio

Eddy Cattaneo

(Padre) Fulgenzio Cortesi

Teresa De Sio

Beppe Grillo

Arturo Brachetti

(Don) Antonio Mazzi

Alex Del Piero

Rita Levi Montalcini

Monica Bellucci

Milena Gabanelli

Caterina Caselli

Elisa

Luciana Littizzetto

Roberto Benigni

Daniela Rosati

Giorgio Faletti

Claudio Bisio

Alex Zanardi

 

Simone Moro

Renzo Arbore

Licia Colò

Paolo Fresu

Carlo Rubbia

GianPietro Beghelli

 

Nicola Gratteri

Sergio De Caprio (Cap. Ultimo)

Lella Costa

Raoul Bova

Gabriele Bianchi

Gianfranco Ravasi

Don Andrea Gallo

Miriam Raffaella Bartolini (Veronica Lario)

Venere Pizzinato (114 anni)

Rosy Bindi

Josefa Idem

Rita Borsellino

Catalina Curceanu